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VINCENZO TIRI 


Vincenzo Tiri




Quando si lavora con umiltà e pazienza...i risultati arrivano sempre!
E' quanto accaduto a Vincenzo Tiri, un ragazzone trentatreenne timido ed educatissimo che , in pochi anni, ha saputo ritagliasi un posto fra i grandi delle paste lievitate.



Claudio Gatti , Attilio Servi e Vincenzo Tiri







Quando parliamo di paste lievitate, il primo dolce che viene in mente è i panettone milanese che Vincenzo, nonostante sia un lucano doc, realizza seguendo proprio l'originale ricetta meneghina.

Le mani in pasta, è proprio il caso di dirlo,  Vincenzo le ha sempre avute perché appartiene alla terza generazione di fornai, con l'attività fondata nel 1957, ed il passaggio dal pane ai dolci è breve e soprattutto intrigante.







La sfida maggiore però è stata quella di preparare il dolce tipico milanese, abbastanza lontano dalla tradizione dolciaria della sua regione anche solo per alcuni basilari ingredienti.
Come  tutte le persone intelligenti, Vin censo ha deciso d'imparare l'arte venendo al nord per imparare da Achille Zoia, Iginio Massari e Rolando Morandin cioè i mostri sacri  della pasta lievitata in Italia.






Ed ha imparato così bene che i risultati si sono visti subito: durante l'edizione del 2013 de "Panettone in Vetrina"  a Pinerolo già il primo giorno aveva venduto tutto quello che aveva portato da casa.  Lo stesso è accaduto quindi giorno dopo a Milano  durante "Re Panettone".

A dicembre 2014 una giuria d'esperti riunitasi nella sede de "La gazza Golosa" rubrica della Gazzetta dello Sport , l'ha premiato per il miglior panettone dell'anno nella versione classica.



Novembre 2014: la premiazione a Re Panettone che segue quella del giorno prima de "La Gazza Golosa"




Oltre al tradizionale che esegue fedelmente, Vincenzo ci ha messo del suo ideando "panettoni" con abbinamenti particolari, tutti indovinati come  agrumi e rosmarino, mela calvados e cannella, con farina integrale, all'amarena, al caffè e cioccolato bianco.































La sua è una produzione artigianale molto curata  e la scelta degli ingredienti ( farina ed uova locali, agrumi canditi personalmente, caffè fatto tostare espressamente per lui) sono fra i segreti per ottenere dolci così buoni.











Per l'edizione 2015 di "Panettone Tutto l'Anno", manifestazione ideata da Davide Paolini. Vincenzo ha superato se stesso e tanti suoi colleghi presenti con il Pan di San Canio: una pasta lievitata, di forma simile al panettone, con cupola liscia senza scavatura né copertura.








E' di una sofficità impensabile tanto che il coltello viene letteralmente inghiottito dalla pasta. Il colore della pasta è di un  giallo carico, dorato indice della presenza massiccia di uova e burro e nonostante ciò l'impasto rimane leggero e soffice. Il profuma che sprigiona è inebriante: all'inizio vien da dire che è un profumo...buono...poi, analizzandolo si percepiscono note di burro e un profumo avvolgente che non è vaniglia, come sembrerebbe - non presente nel dolce- ma poi riconducibili ai fiori di sambuco. Per ultimo si distingue il profumo delle amarene.
Vincenzo si è affidato ad Agrimontana, gruppo leader nella canditura in Italia e il risultato è quello di un frutto giustamente dolce, delicato che conserva tutti i profumi e gli aromi del frutto fresco pur avendo una consistenza molto più morbida.









A me non piacciono le amarene, né fesche né conservate: queste le ho divorate insieme all'impasto ed anche da sole). Come spesso accade, quando un prodotto è lavorato bene e nel rispetto dei suoi sapori primari piace anche a coloro che non lo hanno amato precedentemente perché condizionati dalla produzione industriale che è  notevolmente diversa .




























Per arrivare al prodotto finale ci sono voluti ben 15 impasti, come mi ha confidato Vincenzo, per trovare la giusta proporzione fra gli ingredienti, soprattutto per i profumatissimi fiori di sambuco.








Ma ne è valsa la pena, perché questo dolce è spettacolare!

La confezione è semplice e  nello stesso tempo raffina grazie  alla carta decorata con fiori di sambuco ed amarene che informano, immediatamente l'acquirente, riguardo  gli ingredienti aromatici presenti nel dolce.  Il nome è in onore del santo patrono di Acerenza che si festeggia il 24 maggio, periodo in cui i  fiori di sambuco e la maturazione delle amarene raggiungono il culmine.



Aggiungi didascalia




Un dolce quindi legato al territorio ed alle tradizioni presentato in chiave moderna, che ha riportato un enorme successo nella città del " pan del Toni".

Un dolce presentato durante una manifestazione dedicata ai panettoni da gustare anche fuori dal canonico periodo natalizio , in piena estate, perché la consistenza ed i sapori sono tutt'altro che invernali.

Un dolce che è un biglietto da visita di un ragazzone timido e molto educato che farà  tanta, tanta
strada.


Un grande amico del PdSP






LA TORTA DI CLAUDIO PISTOCCHI









29 maggio 2015: una sta che rimarrà nella memoria degli amanti del "cibo degli dei!"

Ha aperto a Milano, e finalmente aggiungo io, il negozio di Claudio Pistocchi da Firenze.











Chi ama il cioccolato, quello con la "C" maiuscola, quello di ottima qualità, lo conosce...eccome.
A chi ha ancora questa grave lacuna informo che Claudio è un artista del cioccolato, noto a noi chocoholic per la TortaPistocchi, sì...tutto attaccato o meglio  "LA torta, quella del Pistocchi!"
Ho conosciuto Claudio e la sua mitica torta una quindicina di anni fa a Canelli, quando, insieme a lui ( che non ne a beva bisogno n.d.r.) ed a un gruppo di venti appassionati, stavamo frequentando il primo corso per diventare Docenti Dolci per i Master di Slow Food.





Lui, timido e schivo, era seduto in fondo all'aula. Le lezioni avevano una parte teorica e una pratica di degustazione. Arivati a quest0ultima, lui quasi sottovoce richiama l'attenzione e ci dice:"...io avrei portato da farvi assaggiare la mia torta ala cioccolato...vorrei sapere cosa ne pensate..."
Detto fatto ci servono una porzione della torta: già visivamente si notava che era fuori dal normale, bassa, dall'aspetto cremoso, anche se coperta da un velo di cacao si notava che era molto scura.
Nel portare la porzione in bocca si è sentito subito un intenso e piacevolissimo profumo di cioccolato e poi...in bocca...l'apoteosi: consistenza cremosa e morbida che, con il calore corporeo, si scioglieva lentamente sprigionando un avvolgente aroma di cioccolato.
Il tempo di deglutire e tutti ci siamo girati a guardare questo ragazzone, con la faccia da buono, che attendeva i nostri commenti.











"...ma tu fai cose del genere? Che Dio ti benedica...!" è stata la mia risposta.
Ed ecco che Claudio ci racconta la sua storia e quella della sua particolare torta: sì perché in questo dolce non c'è farina, né uova né zucchero né burro!
Quello che sembrava un cioccolatino gigante di sola ganache, quindi con tantissimo burro o panna, altro non era che una sapiente ricetta ideata da Claudio dopo anni di tentativi.
Così semplice e così buona, assolutamente da provare.
Ci sono altre due caratteristiche che distinguono la Pistocchi dalle altre torte al cioccolato e sono a confezione e la conservazione. Non sono caratteristiche marginali perché sono parti essenziali del prodotto: la prima è che la torta è avvolta da una spessa busta in plastica e messa sottovuoto. la seconda è che la torta confezionata deve essere conservata in frigorifero. Entrambi gli accorgimenti sono necessari perché non è presente nessun tipo di conservante, particolare non da poco.

Il frigorifero che custodisce tutte le varianti della Pistocchi e di tutte le dimensioni, dalla monoporzione alla più grande
per i grandi golosi





La prima torta, la classica, è di cioccolato fondente, ma poi sono nate via via quella alle amarene
( dedicata alla moglie),





 agli agrumi siciliani, alle pere, alle fragole, al caffè, al cioccolato bianco e scorze d'arancia.






 L'ultima creazione è la TortaElisa, dedicata alla bellissima bimba di Claudio: una torta che, come la figlioletta, unisce due culture diverse, la nostra e quell'asiatica, con un sapiente mix di aromi italici ( cioccolato bianco, pera ed agrumi) ed asiatici ( zenzero, lemongrass, Yuzu un agrume coltivato soprattutto in Giappone e dalla scorza molto aromatica e bene nove spezie diverse).




TortaElisa  (fonte sito Pistocchi)



Fino ad oggi si poteva trovare la Pistocchi presso una trentina di punti vendita specializzati in cioccolato a Milano e dintorni, alcuni dei quali la vendono a peso d'oro ) molto di più rispetto a quanto la vende lo stesso produttore). Ora sia per l'enorme richiesta del pubblico sia per far conoscere tutte le varietà delle torte oltre che l'intera produzione dolciaria, Claudio ha deciso di aprire un punto vendita in una delle più caratteristiche zone della mia città, presso le Colonne di San Lorenzo, vie che di giorno, ma soprattutto di notte, brulicano di persone che amano incontrarsi.









Oggi non ho potuto fare a meno di andare all'inaugurazione del negozio milanese: un vero paese dei balocchi! Ed ho piacevolmente scoperto quello che Claudio intendeva comunicare alla nuova clientela e cioè che non c'è solo " la Pistocchi".






Per fare in modo che tutti possano godere di questa delizia, Claudio ha realizzato una torta classica vegana ed adatta a tutti coloro che hanno intolleranze alimentari: niente burro né panna quindi niente lattosio e colesterolo; niente farina e zucchero aggiunto ( come per la ricetta classica) adatta quindi ai celiaci e glicemici: solo cioccolato puro lavorato ed acqua per emulsionare quello che prima non si poteva emulsionare.












Oltre alla TortaPistocchi classica che ha vinto la Medaglia d'Oro nel 2013 premio assegnato dal Chocolate International  Institute of Tasting troviamo tante fantasiose versioni di frutta candita e ricoperta, dalle classiche scorze d'arancia ai dragèe Pistacchio, delle palline di cioccolato bianco che racchiudono un impasto d'arancia in polvere, sale marino e pistacchio.













Con questo prodotto Claudio è stato premiato con la Medaglia d'Oro nella sessione europea nel 2014 e con la Medaglia di Bronzo nella sessione mondiale sempre nel 2014.














Io non sopporto il cioccolato bianco e quindi non lo mangio mai, ma in questo caso diventa un veicolo per esaltare il sapore del pistacchio sempre presente, della punta di sale...sapida al punto giusto e dell'arancia, lasciandoti una bocca avvolta da questo mix di profumi ed aromi che t'invoglia a mangiarne subito un'altra!

Poi ci sono le Cioccoriso, torte di riso soffiato e cioccolato, tavolette con varie percentuali di pasta di cacao, biscotti della tradizione toscana, frolle al mais e confetture.

















Appena arriveranno i frigoriferi nel neozoici sarà anche il gelato...
Via De Amicis 7, di fronte alla fermata della 94: ecco dove andare se avete voglia di gustare qualcosa di veramente buono.






AGRITURISMO L'ERPICE


Anche quest'anno abbiamo deciso di trascorrere le nostre vacanze  estive in Puglia e per rendere meno faticoso il lungo viaggio ( 1070 Km!) anche alla nostra Cassandra, abbiamo fatto sosta in Abruzzo in un agriturismo.











La Majella

Abbiamo prenotato online presso l'agriturismo L'ERPICE a Francavilla al Mare in provincia di Chieti a 3 chilometri dall'uscita autostradale di Pescara Sud. Ci siamo trovati così bene che abbiamo deciso di fermarci anche al ritorno. www.agriturismolerpice.it



Già dala nome scelto, L'Erpice, si evince lo stretto legame con la terra e con i suoi prodotti. (L'erpice è uno strumento agricolo per smuovere le zolle e preparare il terreno alla semina).




Il nostro soggiorno è stato veloce in entrambi i casi, condizionato dalla stanchezza soprattutto all'andata vuoi per un anno di lavoro da smaltire vuoi per i 600 chilometri già percorsi, ma c'è voluto poco per capire la qualità del posto ed il gran senso di tranquillità che regalava.
Due edifici immersi nel verde e nel silenzio. Ho molto apprezzato lo sbarramento con un cancello per lasciare le auto fuori dal passaggio degli ospiti a sottolineare il giusto distacco dalla vita rumorosa. Siamo accolti dal proprietario Osvlado Campanella, un distinto signore con voce pacata ed una calma olimpica. Ci fa strada nell'alloggio: un mini appartamento ( cucina, bagno e camera). tutto è nuovo, ampio, arredato in modo essenziale e pulito.




Ci offre subito delle albicocche appena raccolte dall'albero, non biologiche ma "naturali" come ci tiene a  precisare. Grosse...profumate...e soprattutto buone, come quelle che mangiavo da bambina tanto tempo fa. Le albicocche di ora...sembrano  patate lesse! Già questo gesto non ti fa sentire " il cliente", ma un amico di vecchia data con il quale  condividere i piaceri della vita.



Dopo un paio d'ore hanno servito la cena nella raccolta "osteria" attigua al nostro appartamento. Il signor Osvaldo al nostro ingresso ha fatto le presentazioni con gli altri ospiti presenti in sala rendendo immediatamente molto conviviale ed amichevole la cena.








Noto con grande piacere che le stanze e l'osteria non sono ricolme di tutti quegli oggetti vecchi, polverosi ed arrugginiti che dovrebbero testimoniare la genuinità e la storia dell'agriturismo. Qui è tutto lindo, nuovo e semplice. L'autenticità della struttura emerge da quello che troviamo nel piatto , dalla passione e competenza di come come i piatti ed gli ingredienti sono illustrati dal signor Osvaldo.








La cucina abruzzese, più delle altre cucine regionali, è legata alle ricette della  tradizione e strettamente legata ai suoi prodotti. E' una cucina semplice e genuina ma capace di diventare elaborata per i piatti della festa. 

I tipici arrosticini
(foto tratta dal sito www.agriturismolerpice.it)


Si ritrova questa semplicità e genuinità in tutti i piatti preparati dalla signora Gabriella, moglie di Osvaldo, una donna con le mani d'oro! La mia attenzione cade sulla pasta fresca tirata ( ovviamente) a mano. La consistenza tipica si nota già solo a vederla nel piatto: irregolare, spessa, dal tipico colore e callosa, una callosità che ritroviamo piacevolmente in bocca. Abbiamo gustato delle tagliatelle con funghi e salsiccia: deliziose. Ben legate, quasi cremose ma non unte. Si distinguono i singoli ingredienti, anche se sono perfettamente legati fra loro. L'apoteosi è stata al ritorno quando ci hanno offerto una pasta e ceci buonissima, anzi delle "saghe" e ceci. Mai mangiata una così! I legumi erano ben cotti, gustosi, sodi e non spappolati, olio e salvia nelle giuste proporzioni, un'idea di salsiccia per completare la squisita pasta.



Tagliatelle funghi e salsiccia
(foto tratta dal sito www.agriturismo.it)

Ottimo il rollè di vitello farcito di carciofi e formaggio. Generalmente questi arrosti arrotolati sono molto asciutti , quasi secchi non in questo caso dove la carne era morbidissima tanto che non era necessario l'uso del coltello; il ripieno di carciofi tenero e ben amalgamato con il formaggio. Osvaldo ci confessa che tutto sta nella lunga e curata cottura e di aver sfumato più volte l'arrosto con il vino bianco.






Frutta e verdura sono di produzione propria come pure l'olio ottenuto dalla spremitura a freddo delle olive raccolte dagli ulivi circostanti. 






Gli animali da cortile sono allevati liberamente. E che dire del vino? Prendo un quartino di rosso "della casa": il colore è carico, quasi pastoso, facendolo roteare nel bicchiere lascia un velo morbido. Profumato e...in bocca per niente astringente, per niente allappante tant'è che chiedo al signor Osvaldo se è Montepulciano. Ed ecco la passione che irrompe ed arriva una descrizione non assolutamente da saccente, ma da chi ama quello che fa. 






Mi dice che le note aspre, stringenti tipiche del vitigno, sono state "smorzate" dalla presenza di una piccola parte di uva bianca ( che purtroppo non ricordo...forse Trebbiano? ma non ci giurerei...). Lui, che fa il vino da quando era bambino ed ha imparato dal nonno l'arte della vinificazione, è riuscito a compiere questa trasformazione, facendolo apprezzare e gradire ad un maggior numero di persone. E' un piacere sentirlo parlare... Scopro poi, tramite un attestato appeso al muro, che è sommelier AIS, ma è un dettaglio perchè quando parlava del suo vino non lo faceva con quei termini astrusi ed astratti che sono spesso utilizzati dai comici nelle loro performance, ma con la consapevolezza e l'amore in quello che si fa. Sia il vino che l'olio sono in vendita.





Passione,determinazione e volontà di trasmettere e diffondere la cultura   abruzzese attraverso i prodotti della terra e le ricette della tradizione: ecco cosa hanno spinto i coniugi Campanella quando hanno trasformato due edifici malconci in un luogo di cultura, t radiazione ed estremo relax.
Di quei tempi faticosi rimangono solo le foto appese ai muri dell'Osteria:"...non mi ci faccia pensare!..." mi ha detto la signora Gabriella mettendosi le mani nei capelli.




Prima...











...ora





Prima di partire ho acquistato per un amico una bottiglia di Centerbe. Il Centerbe o Centerba è un liquore dell'antica tradizione abruzzese composto da un centinaio di erbe aromatiche, erbe officinali e radici tipiche delle montagne della regione. La prima ricetta fu ideata dai monaci benedettini dell'Abbazia di San Clemente. 







Abbazia di San Clemente






Il liquore fu usato anche come rimedio alla peste, ma ben presto fu consumato solo per il piacere di gustarlo, soprattutto come digestivo. Le erbe sono lasciate macerare in alcool purissimo e, dopo il tempo necessario questa infusione a freddo è diluita con acqua e poi distillata. E' un liquore che viene preparato in casa ed ogni famiglia ha la sua personale e segreta  ricetta.









I liquori casalinghi hanno una colorazione diversa rispetto a quelli prodotti quasi industrialmente che si trovano in commercio perché  a questi ultimi viene aggiunto un colorante alimentare che lo trasforma in un verde smeraldo brillante.




Il Centerbe 42°

Il signor Osvaldo, con estrema onestà, mi ha detto che non lo produce lui, ma un suo amico garantendomi che è uno dei migliori della zona. E così mi ritrovo, alle 9 di mattina e dopo la colazione, ad assaggiare un bicchierino di liquore...che sacrificio, eh? Che dire...per prima cosa berlo non è stata una prova di coraggio come generalmente ci si sottopone quando si gusta questo particolare liquore. E' vero che era la versione meno forte rispetto ai  72° della versione "strong", ma comunque erano pur sempre 42°! Sia al naso sia in bocca l'alcool ha lasciato ( per fortuna) spazio ad un intenso profumo ed al gusto delle erbe. Inoltre è giustamente dolce nel senso che la parte zuccherina non risulta essere così stucchevole come spesso capita nei liquori così forti. Mi sono pentita di non aver acquistato una bottiglia anche per me: vorrà dire che mi farò spesso invitare dal mio amico. 








 Esperienza più che positiva quella presso L'Erpice e che consiglio caldamente a tutti coloro che si trovano nelle vicinanze senza dimenticare che sono ammessi gli animali domestici. Gentilezza, competenza,  relax, tradizione e gusto  tutto riunito in un solo posto. Cosa chiedere di più?


























MARCO D'OGGIONO SALUMI

Il prosciutto crudo è una delle tante eccellenze gastronomiche italiane. Se pensiamo ad un prosciutto i nomi che ci vengono in mente sono quelli di Parma, Langhirano, San Daniele, San Leo...zone da sempre conosciute per la produzione di questa salume.

Forse in pochi sanno che in Lombardia e per la precisione nell'operosa Brianza si produce un prosciutto crudo dolce e morbido.










Il Pozzo di San Patrizio ha avuto l'opportunità di conoscere il salumificio Marco d'Oggiono (www.marcodoggiono.it) che si trova appunto ad Oggiono, grazie alla spumeggiante Susanna Amerigo, organizzatrice d'eventi.



Il PdSP con Susanna Amerigo


La storia è semplice: Luigi ed Angela Spreafico in pieno dopoguerra hanno avviato la produzione di prosciutti e salumi unendo il know how della famiglia d'origine di Luigi con quello della famiglia di Angela.




Nella zona dell'antico lazzaretto sotto lo sguardo vigile della "Madonnina Intelligente" dell'Oratorio di San Benedetto ed all'ombra di un secolare albero, c'è questa piccola realtà artigianale che realizza prodotti di una qualità superiore. Molti rinomati ristoranti di Milano e dintorni servono da anni nei loro locali questo prelibato prosciutto.







Oratorio San Benedetto




























Ora il salumificio è condotto dai tre fratelli Dionigi, Agnese e Giulia, figli dei fondatori.



Agnese Spreafico 


Il fiore all'occhiello è il PROSCIUTTO CRUDO DOLCE: già l'aggettivo indica una delle qualità di questo prosciutto che è sì dolce, ma non per questo non saporito. La dolcezza è dovuta al tipo di lavorazione, soprattutto alla salatura che è effettuata solo su alcune parti della coscia, in modo particolare nella parte superiore vicino al gambetto. Il sale è quello delle saline di Santa Margherita di Savoia, un sale definito "dolce" grazie al basso contenuto di cloruro di sodio. Questi due accorgimenti fanno sì che il prosciutto crudo risulti particolarmente dolce in bocca, senza lasciare quella caratteristica secchezza in bocca dovuta all'eccesso di sale.






Dionigi mentre mostra il metodo di salatura



I suini sono tutti di provenienza lombarda, zona di Vescovado, nel mantovano.

Marco d'Oggiono è uno dei pochi salumifici in Italia a produrre prosciutto crudo biologico che segue un rigoroso protocollo riguardante tutta la filiera del suino. Non sono utilizzati conservanti se non il sale durante la lavorazione ( rigorosamente a secco e manuale).





Alcuni prosciutti bio


La fetta si presenta di un color rosa tenue, anche il profumo non è aggressivo, ma è in bocca che si sprigiona tutta la bontà del prosciutto: dolcissimo, morbido tanto da sciogliersi in bocca ma non unto. Dopo aver deglutito la bocca rimane pulita...richiedendo subito un'altra fetta!



Diverse sono le pezzature a secondo delle esigenze: intero, intero disossato, il fiocco ( parte del prosciutto dopo che è stata tolta la noce), tranci e pre affettato in vaschette.






La LINEA CELTICA comprende tre prodotti: il carpaccio, i lardo e la collinetta. Tre prodotti completamente diversi ma che hanno in comune la particolare affumicatura che conferisce un gusto unico. L'affumicatura era il metodo di conservazione dei Celti che, non avendo a disposizione il sale, riducevano in piccole parti i pezzi di carne da conservare e li affumicavano bruciando erbe aromatiche locali che avevano in abbondanza.

Il CARPACCIO è di vitellone di Chianina certificato: dopo la lavorazione la fetta si presenta morbidissima quasi vellutata grazie anche alla sottile ed uniforme diffusione del grasso (marezzatura) molto dolce. Già perfetto se gustato al naturale, raggiunge il massimo con un filo leggero di olio evo e poco limone.






Il Carpaccio Celtico



























Il LARDO ovviamente si scioglie in bocca e nel farlo regala tutti i profumi delle erbe aromatiche utilizzate, una punta di fumo ed un leggero tocco di sapidità.

Il lardo durante una delle fasi della lavorazione


La COLLINETTA è stata una scoperta...si tratta di una pancetta alla quale è stato tolto lo strato più abbondante di grasso, arrotolata, cotta ed appena affumicata.  Scordatevi l'idea di mangiare una fetta di pancetta"tradizionale" perché dopo questa lavorazione quello che gustiamo è una fetta dalla consistenza del prosciutto cotto, ma più vellutata, per niente unta, aromatica, dolce e saporita nello stesso tempo ed alla fine con la caratteristica nota affumicata. Deliziosa cruda accompagnata con del buon pane casereccio si esalta all'interno di crepes o sfoglie.



Collinetta

Crepes con all'interno la Collinetta 












Nei periodi freddi non si può non gustare il cotechino Brianza Vaniglia.


Cotechino Brianza Vaniglia 


Il 9 maggio ultimo scorso Marco d'Oggiono Salumi ha ricevuto dalla Regione Lombardia il premio "R-Innovatori" come a azienda che ha  operato per il  rinnovo del sistema Food in Lombardia.





Chi volesse portarsi a casa queste squisitezze può recarsi allo spaccio, attiguo ala salumificio, in Via Lazzaretto 29 ad Oggiono (Lecco), aperto anche il sabato mattina.

Un'ottima occasione per gustare salumi a Km zero!




Prosciutto dolce, carpaccio celtico, Collinetta, nervetti e salamini affumicati...il resto lo prenderò la prossima volta!





LE PERLE DI TEODOLINDA

Uno dei motivi per cui amo visitare manifestazioni come TASTE OF MILANO è che scopro sempre prodotti nuovi e particolari.





Visitando gli stand la mia attenzione è caduta su delle grosse sfere bianche che componevano una collana. Nella brochure spicca la frase:  "I tesori di una regina lungo il filo della Storia".
La regina è Teodolinda alla quale è dedicato questo dolce LE PERLE DI TEODOLINDA, appunto. www.leperlediteodolinda.com















Mi avvicino, mentre degusto mezza sfera, ascolto la spiegazione...
Sono sfere di pasta frolla arricchita con farina e granella di mandorle, cubetti di cedro candito,  scorza di limone, una buona dose di cannella, pepe e semi di anice dal diametro di circa 3 centimetri, cotte al forno e poi ricoperte da una glassa bianca dolce che avvolge la sfera come se fosse un confetto.




Una volta terminata la preparazione le sfere sono forate ed infinale con un cordoncino bianco una ad una, proprio come per un gioiello: 18 perle per la collana, 7 per il braccialetto.





La collana

Il braccialetto

C'è anche un'unica perla singolarmente confezionata in un piccolo sacchetto trasparente...una vera chicca da regalare!

La particolarità di questo dolce è appunto come si presenta: non a fette, non a cucchiaiate come i dolci tradizionali, ma sfilando una perla per volta ed offrendola ai commensali rendendo il tutto ancor più conviviale.

Come mai le perle? E perché proprio Teodolinda?







Questo particolare dolce è stato pensato come veicolo per la promozione e la valorizzazione del territorio di Monza e Brianza in vista dell'Expo di Milano del 2015 da AREA&20 una società che si occupa di comunicazioni ed eventi. (www.areaeventi.net) www.areaeventi.net
Strano, qualcuno potrebbe osservare...un gruppo che fa comunicazione...si mette a pensare ad un dolce? Niente di più azzeccato, a parer mio, perché sono i prodotti tipici che hanno e mantengono nel tempo il legame con il territorio e la cultura (compresa quella gastronomica) con le tradizioni di un popolo o di un territorio. Questo legame deve essere tenuto ben saldo attraverso l'informazione che avviene con la comunicazione.


 In pratica le perle sono prodotte e confezionate nella pasticceria artigianale Bottini di Monza  (MB) seguendo una filiera corta che interessa solo aziende del territorio.

Infilatura delle perle




Non è la rivisitazione di un'antica ricetta longobarda, ma sono prodotti ed ingredienti che si trovavano sulle tavole ( an che se non in tutte) di allora: pasta frolla, candidi, frutta secca e spezie.

A livello sensoriale dopo aver inciso con i denti la superficie croccante della pasta di zucchero, troviamo la consistenza particolare dell'interno  di pasta frolla della perla. Il primo sentore è quello della cannella e del pepe, seguita dal cedro per terminare con la freschezza dei semi di anice e della scorza di limone. Masticando il tutto in bocca si ha un equilibrio di sapori, dove nessuno prevale sull'altro ma anzi si integrano e completano fra loro. Non essendo particolarmente dolci ( per me è un pregio) viene subito voglia di mangiarne un'altra!


Proprio Teodolinda in onore della prima regina d'Italia, di origine longobarda,la quale si affezionò subito a Monza, residenza estiva della famiglia reale, trovandosi molto più a suo agio rispetto a Milano, che amava, ma che riteneva "appartenesse" di più ala marito Agilulfo per ragioni di stato in qualità di capitale del regno.
La regina Teodolinda



Le perle rappresentano il dono; simbolicamente l'insieme dei doni che la regina ha voluto dare alla popolazione di Monza: dal Duomo fatto costruire per suo desiderio al Tesoro ( tutti i gioielli della regina, perle comprese) ancora oggi conservato nella cattedrale , dalla conversione al cattolicesimo della popolazione longobarda alla protezione della stessa con il nome che la regina prese: Teodolinda, infatti, significa " scudo del popolo".

Il Duomo di Monza





Popolazione che in cambio l'ha amata e venerata quasi come una santa per la sua bellezza, intelligenza, saggezza e capacità diplomatiche.





Le Perle di Teodolinda non si trovano in tutto il territorio nazionale: per il momento si trovano in sette negozi di Monza e nelle zone limitrofe ( non c'è nessun punto vendita a Milano ... ecco perché non le avevo ancora viste!) o possono essere richieste direttamente ad AREA&20 www.areaeventi.com
Dato che Taste terminerà oggi, se siete in zona...non perdetevi l'occasione di portarvi a casa un dolce davvero speciale!




















FRANCESCO SCANAVINO





E’ una piccola azienda agricola nata dalla grande passione di due amici Francesco Scanavino e Angelo Torrielli: il primo ha messo a disposizione il terreno e le vigne di famiglia oltre al desiderio di creare qualcosa di particolare, il secondo la sua grande competenza come enologo. Ed ecco nascere dieci selezionatissimi prodotti: uno spumante, quattro vini rossi (Diano d’Alba, Barbera Ad Majora, Barolo D.O.C.G., L’Imperatore), un bianco (Mosaico di Sole). due grappe: una di Moscato Riserva e l’altra di Barbera Novella, un Barolo Chinato e un Moscato d’Asti.






Esterno dello showroom


Lo showroom è un antico casolare tipico della zona che si erge sulla cima di una collinetta completamente circondata dal verde delle vigne , tutti vitigni autoctoni, punto d'incontro di Langhe, Roero e Monferrato.  Un angolo tranquillo e silenzioso quasi dimenticato dal tempo. Francesco (“Chicco” come tutti lo chiamano) il titolare, ci accoglie con l’ospitalità tipica del signore piemontese di una volta, mostrando con il giusto orgoglio la sua tenuta aiutato da Michele, affabile come il padre. Si sta così bene e ti mettono così a tuo agio che sembra di essere a casa di amici da lunga data.

Per la famiglia Scanavino il vino è un'emozione, più che un prodotto, un'emozione che riescono a trasmetter perfettamente




Francesco a sinistra e Michele a destra
(foto tratta la sito www,scanawine.com)



In questa particolare atmosfera la famiglia Scanavino organizza degustazioni guidate in qualsiasi periodo dell’anno, previa prenotazione, ed a richiesta è possibile degustare prodotti e piatti tipici grazie alla grande cucina che si trova all’interno della struttura.
Ottimo vino da degustare e acquistare, squisita ospitalità e una giornata nelle tranquille e rilassanti Langhe… perché, quindi, non regalarsi una visita agli Scanavino?





Michele Scanavino        Re Panettone 2012  Milano


Ho degustato:
Diamant Blanc Millesimato fra le tante bollicine presenti sul mercato questo spumante a mio avviso ha raggiunto il massimo dell’armonia: il giallo paglierino molto brillante già ci introduce a quello che scopriremo al naso trovando le intese note di frutta e fiori che subito ti conquistano e immergono in un’estrema freschezza che si ritrova immediatamente in bocca. In altri vini la freschezza e la leggerezza spesso vanno a scapito della struttura: non in questo caso dove si fondono insieme alla morbidezza e alla rotondità. Il perlage è molto fine e persistente. Un vino perfetto a tutto pasto e che regge più che bene il confronto con altre più famose bollicine .














(foto tratta dal sito www.scanawine.com)




Diano d’Alba D.O.C.
Io sono di parte…perché prediligo i “rossi” e questo mi ha letteralmente conquistato a iniziare dal colore rosso rubino carico con delle eleganti sfumature viola, fiore che ritroviamo con piacere nei profumi. E’ un vino corposo, ma molto morbido e avvolgente, giustamente tannico e persistente.







Barolo Chinato
Tornato prepotentemente dopo decenni di oblio, quest’antico vino fortificato sta conquistandosi una seconda e più apprezzata primavera diventando, oltre ad un piacevolissimo vino da meditazione, uno dei pochissimi vini adatti all’abbinamento con il cioccolato. Nato in farmacia nel secolo scorso, come rimedio ai sintomi influenzali, ogni farmacista aveva la su ricetta dove barolo e china erano alla base, ma poi la scelta delle spezie ed il loro dosaggio variava da farmacista a farmacista.  Sono tante le cantine che stanno rispolverando le loro antiche ricette e quindi tante sono le varianti di questo vino. Anche in questo caso il Chinato Scanavino si distingue immediatamente dagli altri Baroli Chinati : la ricetta risale alla fine dell'800 ed è utilizzato un barolo DOCG  e non un barolo...di serie B. Si presenta meno "pastoso" , denso rispetto agli altri barolo chinati in commercio.  Oltre alla china calissaia , troviamo rabarbaro, genziana e cardamomo più altre 19  fra spezie ed erbe . Il colore  è un  brillante rosso rubino che sfuma al granato, colore che si intensifica con l'invecchiamento. Avvicinando il bicchiere al naso siamo colpiti dall’esplosione tipica di spezie ed erbe, in primis ovviamente la china ma seguito subito a ruota dal penetrante e avvolgente cardamomo e poi via a via dal mix delle altre spezie che sapientemente si amalgamano fra loro. Al palato ritroviamo l'esplosione delle spezie , persistente ma mai invasivo, esplosione che lascia la bocca pulita e pronta per un altro sorso. La temperatura di servizio ideale è quella fra i 18-20° C.










Moscato d’Asti D.O.C.G.
Difficile riuscire a produrre un buon  moscato in una terra che produce il miglior moscato del mondo…ma Francesco Scanavino c’è riuscito. Il colore giallo paglierino intenso e limpido è il preludio alla  freschezza  che inizia a farsi sentire al naso con un piacevolissimo profumo di fiori d’arancio e miele, un molto inteso,  caratteristico dell'uva.  Freschezza che  prosegue in bocca dove la nota dolce è sì presente, ma non è stucchevole.  Pur essendo leggermente frizzante eccezionale è la sua persistenza che riempie la bocca.  La temperatura di servizio consigliata è di 7-8°C. E’ il miglior moscato che abbia finora assaggiato!








Francesco Scanavino & C. sas
Località Scorrone,
Strada Provinciale 31
12054 Cossano Belbo CN

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