IL CIBO NELL'ARTE


CARL WARNER




The Onion Taj Mahal


Fin dai primi graffiti rupestri, il cibo è stato rappresentato nell’arte prevalentemente nella pittura. 




Brocoli Forest




 Vorrei iniziare questa mia carrellata artistico-culinaria con un artista contemporaneo che esprime tutto il suo talento con la fotografia.


Breadscape




Carl Warner ( Liverpool 1963) si distingue da tutti gli altri artisti perchè crea paesaggi con prodotti alimentari. 



Chocolate Express





Le sue opere sono conosciute come“Foodscapes” ed ognuno è faticosamente e pazientemente costruito nell’arco di più giorni.



Salami Mountain




Salami River






Colpisce la sua fervida fantasia e la ricerca dei particolari che rendono queste opere uniche nel loro genere.





The Mayan Pepper Temple





GIUSEPPE ARCIMBOLDO




Se ci chiedessero il nome di un pittore che abbia dipinto frutta e verdura… sarebbe certamente quello dell’Arcimboldo.





Imperatore Rodolfo II





Il milanese Giuseppe Arcimboldo (1527-1593) iniziò la sua carriera artistica verso il 1549 presso la bottega del padre Biagio, pittore accreditato presso la "Veneranda Fabbrica del Duomo" e discendente da un ramo cadetto di un'aristocratica famiglia milanese.





Ritratto cartaceo


La sua popolarità si deve soprattutto ai particolari dipinti rappresentanti teste umane, quasi ridicole, ritratti e busti allegorici basati sull'illusione della figura, ottenuta mettendo insieme, inseriti come le tessere di un puzzle ogni tipo di ortaggio, frutta, pesce o fiore.






Canestro di Frutta 1591




















Fra le più note ci sono le cosiddette "teste reversibili":     quadri che rappresentano nature morte, ma se girati di 180° diventano particolarissimi visi umani.

E’ affascinante scoprire come un ortaggio o un frutto si trasformi, se visto capovolto, in una parte anatomica ben precisa.











Queste teste fatte di frutti, pesci, rami e fiori provocano uno strano miscuglio di sentimenti da parte di chi ammira queste opere: attrazione, stupore e meraviglia o repulsione, turbamento e incredulità com’è successo a me la prima volta che ho ammirato una di queste teste mi ha inquietato e non poco, ma poi…osservando bene i particolari e i dettagli mi sono letteralmente appassionata e tuttora mi piace scoprire tutte le varietà rappresentate.




Il cuoco




















Questa sua originalità ebbe origine sia dall’esempio delle grottesche teste disegnate da Leonardo dove l’esasperazione degli studi di fisiognomica portarono a un risultato finale di una vera e propria caricatura e sia dal momento storico nel quale l’Arcimboldo visse: infatti, la sua cultura figurativa derivava dall’essere un manierista, cioè un seguace dell’originalità, della bellezza dell’artificioso, dell’irregolarità.


Aria






Il cibo è rappresentato con una precisa e accurata riproduzione del mondo naturale.


Autunno





Ogni dipinto è ricco di particolari dipinti così realisticamente da sembrare quasi…fotografati: nell’allegoria della Primavera ci sono ben 80 piante diverse mentre in quella dell’Estate compare una pianta allora rara, il mais, che sarà ampiamente coltivata in Europa solo più tardi (1525). Inoltre nel mantello di paglia è possibile trovare la firma dell’artista. 








Estate
































Primavera

































La personificazione dell’Acqua è rappresentata con sessanta specie di animali acquatici.






Acqua


Questo tipo di rappresentazione così nuova e particolare è stata presa come esempio anche in era contemporanea: nel 2006 Till Nowak ha creato “Salad” un’immagine con modelli digitali di vegetali che s’ispira ai ritratti dell’Arcimboldo (a me…ha fatto venire in mente Alien!)




Sicuramente si saranno ispirati all’Arcimboldo i creativi dell’Agenzia Armando Testa per le campagne pubblicitarie dell’Esselunga: in questo caso l’uso del cibo per rappresentare i personaggi è ancor più sintetico, ridotto a una sola tipologia anche perché, in questo caso, il gioco di parole fra il cibo e il personaggio semplificano moltissimo la realizzazione della rappresentazione figurativa.
























La pubblicità continua ad attinge alle opere di questo grande pittore milanese rinnovando l’originale e immediato messaggio che il cibo trasmette.










Campagna Tesseramento di Slow Food



Non a caso l’Arcimboldo è il pittore prediletto da tutte le insegnanti di educazione all’immagine, perché permette di far esplodere la fantasia dei propri alunni attraverso la realizzazione di autoritratti fantasiosi.



























…ed ancora una volta il cibo si fonde con la cultura.









IL CIBO SULLE TELE

Che cosa succede se una persona ha due grandi passioni ed in campi, apparentemente, diversi?
Normalmente se ne sacrifica una, ma non è il caso di Oronzo Rizzello perchè riesce con grande naturalezza ad essere un ottimo cuoco ed un validissimo pittore.


Oronzo Rizzello nel suo ristorante

Passioni apparentemente diverse, dicevo, perché la creatività è il filo conduttore che lega la gastronomia con la pittura.


La produzione artistica è esposta in due luoghi diciamo...non convenzionali: presso il suo ristorante "La Locanda dei Camini" nel centro di Botrugno dove le pareti sono arricchite da questa esposizione permanente



I tavoli nel giardino interno al ristorante




Una delle sale interne


 e negli otto appartamenti delle " Case fra fra gli Ulivi", residenze di campagna a Spongano, che sembrano delle piccole gallerie d'arte, entrambi nel cuore del Salento.







L'amore per il cibo si manifesta nella produzione di opere che raffigurano soprattutto frutta e verdura. I quadri, spesso senza cornice, colpiscono per i colori accesi ma reali, per le grandi dimensioni degli soggetti dipinti e per la straordinaria semplicità con la quale sono rappresentati, da non interpretare come un tratto infantile o naif, ma piuttosto come una fotografia " dipinta".





Il cibo sembra quasi uscire dalla tela, in tutta la sua ricchezza di particolari.






In un caso accade davvero perché ...dall'orecchietta dipinta, nata dalla pressione di un indice rugoso, scaturisce una cascata di vere orecchiette di pasta dura che riempiono golosamente la tela.






particolare


I quadri sono esposti singolarmente o raggruppati in dittici e trittici. La pennellata è generosa e precisa ed i colori, appunto, sono molto brillanti.





Da ottobre a marzo è possibile acquistare i quadri esposti e sempre nello stesso periodo il cuoco-pittore organizza minicorsi di pittura per adulti e bambini.




Per questi ultimi ( gratuiti per gli ospiti delle residenze) Oronzo aiuta a far uscire la creatività dei piccoli allievi facendoli esercitare con l'osservazione della natura: frutta e verdura o i meravigliosi alberi d'ulivo che avvolgono le residenze.








Per gli adulti, invece, organizza dei pacchetti chiamati " A scuola con lo chef": soggiorno nelle " Case fra gli Ulivi", tele pennelli e colori ed i suoi preziosi consigli e cene presso il ristorante.




Un mix dove il cibo per la mente e quello per il corpo si incontrano in uno fra gli ambienti naturali più belli d'Italia.












VINCENZO CAMPI

Uno dei grandi pittori che meglio ha rappresentato il cibo nell'arte è Vincenzo Campi nato a Cremona nel 1536.
Figlio e fratello d'arte cresce alla scuola dei due fratelli maggiori, iniziando a rappresentare soggetti sacri, ma ben presto capisce che la sua strada...è un'altra.
E così mentre i fratelli dipingevano i santi Vincenzo preferiva scene popolari e fedeli spaccati di vita quotidiana.


La Cucina    1580

E' stato il precursore della Natura Morta, che nel secolo entrante divenne, soprattutto grazie agli artisti fiamminghi, un tema molto in auge.
L'interesse per il dettaglio, al particolare apparentemente senza valore, gli ha permesso di rappresentare la realtà con una fedeltà che ha ispirato molti artisti, uno tra tutti l'Arcibaldo.




Natura Morta


Oltre alla rappresentazione della natura Campi è attratto e predilige rappresentare la povera gente mentre mangia o prosperose giovani donne che ostentano piatti straboccanti di pietanze.




Cristo nella casa di Marta e Maria 



Nel quadro I MANGIATORI DI RICOTTA sono rappresentate alcune goffe persone che mangiano con ingordigia e mostrano la bocca aperta piena di cibo: sicuramente poco educate, ma terribilmente reali. Il bianco della ricotta contrasta con le loro pelli abbronzate ( in quell'epoca...non era di moda, anzi indicava la povera gente che lavorava all'aperto) e sporche di terra. Alcuni studiosi vedono in questo dipinto appunto la condanna all'ingordigia e della maleducazione perché secondo i canoni di quel periodo chi era ingordo spesso apparteneva alle classi sociali più povere e non possedeva una buona educazione.  Nella vita reale, molto probabilmente, gente povera che gusta un cibo povero.






I Mangiatori di Ricotta         Lione Musee des Beaux Arts

Nella storia della natura morta italiana LA FRUTTIVENDOLA è considerata una delle più degne d'attenzione perché rappresenta contemporaneamente elementi tipici dei linguaggi artistici antichi e moderni. Il paesaggio e la fisionomia della donna rispecchiano il passato mentre la precisa rappresentazione della frutta e della verdura in primo piano è tipica della nuova corrente naturalistica, precisione che influenzò da lì a poco Caravaggio con il suo Cesto di Frutta.




La Fruttivendola         Milano Pinacoteca di Brera



Questo dipinto presenta alcune rilevanti precarietà: la suddivisione per tipo e la disposizione ordinata dei frutti è paragonabile ad una vera e propria classificazione scientifica con minuzia di particolari degni di un ricercatore botanico.
Ogni prodotto ha un suo contenitore: dal piatto in metallo per le albicocche al grande tino in legno per l'uva, dal cesto intrecciato per le pere alla ciotola in ceramica per le ciliegie.
Questo quadro conseguì un così grande successo tanto che fu replicato più volte dal pittore.

Particolare




LA PESCIVENDOLA, LA CUCINA e LA POLLIVENDOLA sono tre opere simili sia per i soggetti sia nelle misure delle tele.


Ne LA CUCINA l'autore rappresenta diverse scene: dall'anziana seduta per terra che macina le spezie al macellaio dietro di lei che taglia un aninale. Le due giovani donne si preparano a cucinare dei volati, aiutate da un goffo ragazzo fra di loro che li infilza nello spiedo. C'è chi stende la paste mentre altre persone sono intente a preparare le varie portate il tutto mentre un bambino, sicuramente il figlio di una delle lavoranti, gioca con quello che può ( un pallone ottenuto da una vescica di animale riempita d'aria). Non mancano neppure un cane ed un gatto che...fanno il loro mestiere! Insomma, una cucina di una casa di persone abbienti della fine del 1500.


La Cucina      Milano Pinacoteca di Brera


Ne LA PESCIVENDOLA e ne LA POLLIVENDOLA gli animali sono rappresentati così realisticamente sia per i particolari sia per la prospettiva che sembra quasi uscire dalla tela.
La Pollivendola 


La Pescivendola      





Quadri come questi forniscono numerose informazioni sugli alimenti locali e quelli provenienti da terre lontane ( vedi il grande tacchino in grembo alla pollivendola) e sulle abitudini alimentari del periodo nelle varie classi sociali. Non possiamo dedurre che la dieta fosse molto corretta con la presenza di tutta quella carne, anche se la presenza di tanto pesce e frutta riesce in qualche modo ad equilibrarla. Rimane, in ogni caso una mirabile rappresentazione del cibo nell'Italia settentrionale del 1600.





La Cuoca   Parma Galleria Nazionale





SALVADOR DALI'   ED IL PANE


Se proviamo a pensare quale alimento sia stato maggiormente rappresentato sulle tele degli artisti nel corso dei secoli ovviamente troviamo il pane grazie al suo enorme ruolo: alimentare, sociale e simbolico.





E' poco noto, ma Salvador Dalì rappresentò  più volte quest'alimento nei suoi quadri. 
Il grande pittore catalano dipinse il pane in modo sia classico sia surrealistico e lo utilizzò anche per le bizzarre foto pubblicitarie. Spesso troviamo il pane sulla testa di tanti personaggi raffigurati nei suoi quadri.





IL CESTO DI PANE è un bellissimo, piccolo dipinto al quale Dalì era molto affezionato tant'è che lo portava sempre con sé. Se non sapessimo  che il quadro è stato dipinto da Dalì  lo si potrebbe tranquillamente attribuire ad un pittore classico tanto si discosta dallo stile che abbiamo impatto a conoscere.






I critici l'hanno definito un "quadro cattolico"  , una sorta di altare. Non a caso, cinque anni prima di dipingere questo quadro Dalì dichiarò pubblicamente la sua fede cattolica.

Sembra che di là da quel pane, al di là di quella luce...non ci sia nulla! Più si guarda questo pezzo di pane più appare vero ed i realistici dettagli sembrano uscire dalla tela: un vero capolavoro.

Il pane è stata una vera e propria ossessione da parte di Dalì, un chiodo fisso al quale diede un altissimo significato: rappresentava il simbolo della vita terrena e di quella divina. Pensò anche ad una "rivoluzione del pane": l'artista, nei suoi appunti definì questo alimento come "...da utilità primordiale, simbolo della nutrizione a oggetto surrealista inutile ed estetico".




La particolare decorazione esterna del museo a lui dedicato è realizzata con centinaia di  sculture che immortalano una pagnotta a forma triangolare, di media grandezza tipica della zona, detta " de puntas" o " de picas" o anche pane con le corna ( "corno di rinoceronte" come lo descriveva l'artista) per via di tre rosette messe intorno ad una forma centrale a triangolo.











Questo stesso pane era spesso svuotato al centro e portato in testa dal pittore come un cappello da torero, utilizzandolo così,  proprio come parte del suo abbigliamento sia per puro vezzo.




Da quel momento in poi fu riconosciuto come il "Pan Dalì".



A Parigi l'artista collaborò con un altro appassionato di pane, il fornaio Poilane cui commissionò una completa stanza da letto fatta tutta di pane. La motivazione che diede per questa bizzarra richiesta fu che...voleva vedere se c'erano topi in cas.
Di questa strana opera ovviamente non rimane più niente se on la riproduzione del grande lampadario che fa bella mostra di sé nel negozio di Poilane. Questa piccola e graziosa panetteria si trova ancora , come allora, nel Quartiere Latino a Parigi e lavora  ancora con un forno a legna. Ora il negozio è gestito dalla figlia del fondatore Lionel, che c continua la tradizione del padre rinnovando, periodicamente, il grande lampadario rivestito di pane.



E' curioso notare come un cibo così semplice influenzò un artista così complesso, ma se pensiamo...sia l'arte che il cibo hanno la stessa radice: la natura.















































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